L’EPOREDIESE OGGI


L’Anfiteatro Morenico d'Ivrea (AMI), situato all’uscita della Valle d’Aosta, si estende su oltre 600 km2 e comprende 66 Comuni. Con altitudini comprese tra i 200 e gli 850 m, costituisce uno dei più rilevanti complessi di origine glaciale delle Alpi.

Con l’istituzione della Città Metropolitana di Torino (gennaio 2015), sono state create intorno alla città di Torino delle Zone Omogenee tra cui l’Eporediese che include solo 58 dei 66 Comuni dell’AMI. Il Comitato AMIunaCittà ha quindi  concentrato la sua attenzione sulla Zona Omogenea Eporediese


EPOREDIESE

58 Comuni

90.000 abitanti

552 km2



I 58 COMUNI DELL’EPOREDIESE

Lungo il secolo scorso, il territorio ha avuto un periodo di grande sviluppo grazie a  protagonisti di livello mondiale sia in campo industriale e tecnologico che in quello socio-culturale. In particolare l’Eporediese ha visto insediarsi importanti imprese industriali nel settore tessile, nella meccanica di precisione, nel settore farmaceutico, e soprattutto nell’informatica, con la crescita della multinazionale Olivetti. Dagli anni 1980-90, la zona ha subito un forte declino con la progressiva scomparsa di tutte le maggiori aziende.


SITUAZIONE ATTUALE


La riflessione del Comitato parte da considerazioni concrete sull’andamento socio-economico e demografico della Zona.


-Perdita di centralità dell’Eporediese

È dovuta come noto alla progressiva scomparsa della grande impresa multinazionale Olivetti (da 21.000 a <400 dipendenti), aggravata dallo spostamento del baricentro dei due operatori telefonici nati ad Ivrea, Omnitel (Vodafone) e Infostrada (Wind), dei quali rimane circa il 10% dei dipendenti.


-Trasformazione del sistema imprenditoriale locale

Quale reazione al fatto precedente, si è registrato lo sviluppo di forme di imprenditorialità diffusa, con la crescita esponenziale del numero di imprese accompagnata da un marcato processo di terziarizzazione. Tra il 2000 e il 2011, si è osservato uno spostamento di circa 4000 addetti dal settore manifatturiero ai servizi nel  Sistema Locale del Lavoro (SLL) di Ivrea (circa il 12% del totale).  Tale trasformazione, sostenuta da una forte cultura locale di coraggio e impegno, nonché da competenze tecnologiche e imprenditoriali, è in gran parte direttamente riconducibile all’”eredità” Olivetti (sviluppo di manifattura specializzata e terziario avanzato, in particolare nelle Telecomunicazioni).

Altre iniziative si sono sviluppate in settori specializzati di nicchia e nel campo della ricerca e della sperimentazione biomedicale.

Il settore manifatturiero ha progressivamente raggiunto un buon livello di competitività che gli ha consentito, in particolare con la recente crisi, di orientarsi con successo verso l’esportazione.


-Presenza di un notevole potenziale di sviluppo

Da notare anche la nascita, accanto all’imprenditorialità tradizionale dell’agricoltura, di piccole realtà innovative di nicchia anche orientate all’agriturismo. Il turismo stesso è oggi oggetto di sforzi di valorizzazione integrata e vede un inizio di sviluppo di piccola imprenditorialità.


-Fragilità del tessuto imprenditoriale

È legata in particolare alle dimensioni troppo ridotte delle imprese locali, che riducono le loro capacità d’investimento, in particolare per l’innovazione; l’aggiornamento delle competenze è difficile localmente. E infine una quota non indifferente dei lavoratori (il 15% circa) è sottoposta alle incertezze legate al fatto che gli investitori sono prevalentemente esteri.


-Carenza delle infrastrutture

Le infrastrutture sono ancora scarse o incomplete: tra le situazioni più critiche, citiamo il ben noto problema delle ferrovie, i trasporti pubblici in generale, le connessioni telematiche (banda larga, fibra ottica), la mancanza di una struttura di formazione professionale adeguatamente orientata alle esigenze delle imprese.


-Situazione demografica preoccupante

La crescita della popolazione è quasi nulla (+0,6% tra il 2007 e il 2014, nonostante la crescita del 3% della popolazione straniera). Inoltre, il fenomeno dell’invecchiamento è particolarmente marcato: l’età media eporediese (46,9) è cresciuta di 1,2 anni in sette anni, mentre aumentava di 10 punti l’indice di vecchiaia (valore medio nella Zona: 215 contro 157 in Italia). Un altro aspetto preoccupante è la scarsa attrattività del territorio per le popolazioni giovani: tra il 2000 e il 2011, il SLL Ivrea ha perso il 29 % della fascia 25-34 anni (31% della solo fascia 24-29 anni). Sono peraltro note le difficoltà di assunzione di risorse giovani qualificate, che tendono a spostarsi verso le grandi città o all’estero.


-Frammentazione del territorio

Costituisce un forte elemento di freno. L’Eporediese raggruppa ben il 18% dei Comuni della Città Metropolitana di Torino (CMT). Inoltre, il 61% dei suoi 58 Comuni conta meno di 1000 abitanti, e solo due di loro (Ivrea e Strambino) superano i 5000 abitanti. Questa frammentazione è la causa non solo di una disottimizzazione dei servizi, in termini di qualità e costi, ma anche della scarsità degli investimenti, in particolare nei Comuni più piccoli, per mancanza di politiche e progettualità comuni.


-Effetti della crisi economica

Hanno avuto un forte impatto in particolare sulla disoccupazione locale (+5,4% tra il 2007 e il 2013). Va tuttavia notato che diversi indicatori segnalano una tenuta alla crisi migliore nell’Eporediese che in Piemonte o nell’intero Paese, sia in termini di occupazione, di consumi delle famiglie e di valore aggiunto delle imprese, per citare qualche esempio.


-Il rischio di marginalizzazione

L’Eporediese si trova oggi in una situazione di crisi, in cui le competenze e capacità, l’imprenditorialità, le aree di eccellenza e i potenziali da sviluppare rischiano di disperdersi nel prossimo futuro. Le difficoltà incontrate in Eporediese espongono il territorio ad un rischio di marginalizzazione della Zona, in particolare per quanto riguarda i Comuni più piccoli: ridotta visibilità, ridotte risorse, ridotto peso politico.

Nell’Eporediese di oggi, permangono quindi valori da sostenere e sviluppare ma allo stato attuale, la situazione e le risorse disponibili non consentono di prevedere il vero risorgimento di cui il territorio necessita.