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AMIunaCittà NEWSLETTER Marzo 2016
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| Dodicesimo numero
Come annunciato nel numero scorso, abbiamo inviato, congiuntamente all'Associazione Identità Comune di Chivasso, una lettera ai Sindaci ed agli Amministratori dell'Eporediese e del Chivassese con lo scopo di avviare un sereno dibattito con quanti considerano negativamente la nostra proposta. Di seguito ne riportiamo il testo, anche se il documento ha avuto una considerevole eco nella stampa locale.
Crediamo anche di poter dire che la lettera abbia conseguito un primo risultato; riportiamo quindi il contributo-intervento di Nevio Perna, pubblicato su VariEventuali, che solleva molte questioni ben meritevoli di approfondimenti e sulle quali torneremo a breve.
Sottolineiamo poi l'avvio di una serie di incontri con i cittadini dell'AMI; da tempo ci eravamo ripromessi di iniziare un dialogo diretto con i cittadini, uscendo dall'ambito qualificato, ma ristretto, degli amministratori e dei tecnici. Il primo di questi incontri si terrà a Borgofranco (la locandina è qui sotto) venerdì 9 aprile ed il secondo presso la Società Canottieri Sirio in data 15.4 (ingresso aperto a tutti). Ovviamente rivolgiamo un caldo invito alla partecipazione.
In ultimo vi segnaliamo un articolo comparso sul Corriere della Sera del 4.4. che sintetizza gli stupefacenti risultati ottenuti in tema di riordino amministrativo nella Provincia Autonoma di Trento
Ricordiamo ancora che brevi notizie e una mini rassegna stampa sono presenti su facebook alla pagina Amiunacittà
Buona lettura
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Incontro pubblico del Comitato a Borgofranco
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La lettera ai Sindaci ed agli Amministratori
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Ai Sindaci, Assessori, Consiglieri dell'Eporediese e del Chivassese Al Sindaco della Città metropolitana di Torino Al Presidente della Regione Piemonte
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Ci rivolgiamo agli amministratori dei Comuni dell'Eporediese e del Chivassese perché in questi ultimi mesi abbiamo raccolto spesso reazioni negative ad una discussione sulle esigenze di trasformazione del sistema amministrativo del nostro territorio che vorremmo riportare su un terreno di sereno e meditato confronto. Per questo sollecitiamo innanzitutto una riflessione sulla condizione attuale del rapporto tra cittadini e istituzioni. La sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica, l'allontanamento dei cittadini dalla partecipazione democratica, la distanza sempre più profonda fra cittadini e classe politica, il populismo e qualunquismo nei suoi aspetti più deteriori hanno come causa non solo episodi gravi e diffusi di malcostume e corruzione che si sono verificati nell'amministrazione della cosa pubblica, ma anche un fenomeno al quale si presta a torto poca attenzione: la distanza che diventa ogni giorno più elevata tra i cittadini e gli effettivi centri decisionali.
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INTERVENTO SU PROPOSTA FUSIONE COMUNI Fondamentale è il coinvolgimento dei cittadini Cominciamo a misurare l'efficacia e comprendere l'insuccesso delle esperienze sovracomunali già esistenti
di NEVIO PERNA (da VariEventuali)
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| La lettera che il Comitato “AMIunacittà” ha inviato recentemente agli amministratori dell’Eporediese e del Chivassese e che è stata pubblicata sullo scorso numero di Varieventuali, è solo l’ultimo di una serie di sollecitazioni che il Comitato ha prodotto negli ultimi anni per cercare consensi attorno alla proposta di unificazione dei circa 60 Comuni presenti all’interno dell’Anfiteatro morenico di Ivrea (AMI). Proposta che fino ad ora non ha ricevuto molto ascolto né generato un dibattito politico sia tra gli amministratori, sia tra i cittadini. Seppure con motivazioni e analisi diverse, la necessità di sviluppare un’azione politico amministrativa di “area vasta” è stata al centro dell’azione di alcune associazioni da almeno dieci anni a questa parte. E’ grazie all’impulso instancabile di Riccardo Avanzi che si è cominciato a parlare di Anfiteatro morenico di Ivrea come “luogo” identitario con precise caratteristiche paesaggistiche, geologiche e culturali. Sforzi che portarono alla nascita dell’Ecomuseo del paesaggio e successivamente dell’Osservatorio del paesaggio con l’obiettivo di costruire un’identità comune e di rafforzare la cooperazione tra i soggetti politici, economici e sociali. leggi
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Da 223 Comuni a 178
Ecco come in Trentino ci è riuscito il taglio (Da “Il corriere della Sera” 4.4.16)
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Erano 223 poco più di un anno fa. Oggi sono 178 ma a giugno potrebbero scendere a 154. Sempre comunque tanti i Comuni di una provincia che va poco oltre il mezzo milione di abitanti. Ma a Trento possono comunque andare orgogliosi per un processo di accorpamento e aggregazioni che non ha eguali in Italia.
«Merito di un metodo di lavoro che ha coinvolto i sindaci convincendoli che unire le forze più che un danno è un’opportunità», spiega il presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi. Ma è anche il risultato di una legge che ha posto un chiaro spartiacque ai primi cittadini: o sciogliete i vostri Comuni (almeno 3) dando vita a un nuovo soggetto con almeno 2mila abitanti oppure dovrete passare alla gestione associata dei servizi. «Certo, la norma ha avuto un ruolo importante, così come ha pesato la crisi economica e ha inciso il fatto che, grazie allo statuto autonomo, gestiamo le risorse in loco senza trasferimenti dallo Stato» spiega Rossi. «Tuttavia, nulla avremmo potuto se non vi fosse stata una forte sensibilità tra i cittadini e gli amministratori. Hanno capito che non si tratta di abbattere i campanili ma di metterli insieme per guardare ancora più in alto». Il processo di aggregazione e di gestione comune dei servizi aveva soprattutto, anche se non solo, l’obiettivo di razionalizzare le risorse (cioè tagliare) e di destinare meglio, in una logica di ambito piuttosto che di singolo borgo, gli investimenti. I primi risultati, dicono dalla Provincia, stanno arrivando. «Dobbiamo essere seri e tenere presente che i cambiamenti non producono risparmi significativi a breve termine — mette le mani avanti il presidente della Provincia trentina —. Ciò detto, grazie alle prime aggregazioni abbiamo calcolato una minore spesa di 2 milioni mentre dalle gestioni associate si sono potuti ricavare risparmi per altri 8 milioni. Ma gli effetti veri di questo cambiamento si vedranno in futuro». Rossi non fa mistero di aver potuto sfruttare la particolare condizione dell’ente che guida. «Sì, noi possiamo contare sulla filiera corta dell’autonomia. I Comuni per le loro risorse non devono bussare a Roma ma interloquiscono direttamente con la Provincia. Il rapporto è immediato e diretto. Ci responsabilizza di più tutti quanti». E allora, la domanda diventa spontanea, perché non esportare il modello su larga scala vista la drammatica necessità di razionalizzare la spesa pubblica? «Tutto si può fare — concorda Rossi — ma prima bisogna modificare il meccanismo di distribuzione delle risorse pubbliche. Come? Accorciando la filiera attraverso una maggiore responsabilizzazione delle Regioni». Cesare Zapperi
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