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AMIunaCittà NEWSLETTER dicembre 2015

Nell’ultimo numero avevamo annunciato che saremmo tornati con la nostra newsletter a gennaio dell’anno nuovo.
Alcune circostanze ci hanno tuttavia indotto a pubblicare ancora un numero, anche se un po’ ridotto.
La prima e più rilevante questione sulla quale vogliamo richiamare l’attenzione dei lettori, è il prossimo consiglio comunale della città di Ivrea previsto per martedì 22 dicembre.
In particolare ci sta a cuore l’ultimo punto all’ordine del giorno: l’approvazione dello statuto della nascente Unione dell’eporediese. Si tratta di una breve nota che ha quasi il carattere di un appello indirizzato a tutti i consiglieri.
Troverete poi un resoconto dell’incontro che il forum democratico del Canavese ha organizzato nella serata di lunedì 14 dicembre dedicato ad esplorare le possibili sinergie tra la zona omogenea dell’eporediese e quella del chivassese. L’incontro, moderato da Paolo Volpato, noto giornalista del Tg3 regionale, ha visto la partecipazione del sindaco di Chivasso, Libero Cioffreda, del sindaco di Ivrea, Carlo Della Pepa, e dell’assessore regionale Gianna Pentenero.
Chi fosse interessato o volesse formarsi una propria opinione, trova su YouTube la videoregistrazione dell’intero incontro.
Sempre a proposito di questo incontro, avremmo voluto offrirvi la possibilità di confrontare quanto pubblicato dai diversi giornali. Purtroppo solo “La Nuova Periferia”, periodico di Chivasso, ha trovato le motivazioni e lo spazio per informare i cittadini dell’andamento del dibattito e delle diverse posizioni espresse, soprattutto dai sindaci. Ciò naturalmente ci dispiace, per diversi motivi, non ultimo un certo sensazionalismo eccessivo dei titoli rispetto a quanto effettivamente esposto, ma di questo solo disponiamo e questo vi proponiamo.

In ultimo, oltre a porgere a tutti, gli auguri per le imminenti festività, vogliamo ricordare che sul nostro sito (www.amiunacitta.it senza accento) è disponibile la versione aggiornata della presentazione:

LA CITTÀ DIFFUSA
UN NUOVO MODELLO DI GOVERNO PER LO SVILUPPO DELL’EPOREDIESE

In essa sono illustrate le ragioni ed i vantaggi della nostra proposta.

Ultima ora: Nel corso del tg3 regionale delle 19.30 di sabato19.12 è andata in onda un interessante servizio sui problemi delle aree periferiche della Città Metropolitana con interviste al sindaco di Ivrea, al sindaco di Chivasso e per Amiunacittà, all'ing. Aldo Gandolfi.
Gli interessati possono vedere il servizio ca. al quinto minuto del TG, disponibile al link:
http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/basic/PublishingBlock-8cbbd8fc-3365-4785-a7ec-950b73541553-archivio.html#



VERSO L’APPROVAZIONE DELL’UNIONE TRA I COMUNI DI CASCINETTE D’IVREA, FIORANO CANAVESE, IVREA, MONTALTO DORA.
UN PRIMO PASSO VERSO L’ASSOCIAZIONE DEI COMUNI MA PER LO SVILUPPO NON BASTA
Martedì 22 il Consiglio Comunale di Ivrea dovrà votare una proposta di Statuto dell’Unione con i Comuni di Cascinette d’Ivrea, Fiorano Canavese, Ivrea, Montalto Dora, presentato dalla Giunta Comunale. Si tratta del documento che fissa le regole del nuovo organismo col quale verranno esercitate alcune funzioni amministrative.

Il Comitato AMIunaCittà ha già avuto modo di precisare che questa iniziativa di associazione degli Enti Locali è importante per migliorare nel breve periodo la qualità dei servizi rivolti ai cittadini attraverso risparmi e più efficiente allocazione delle scarse risorse finanziarie a disposizione delle amministrazioni.

Ma ribadiamo la convinzione che occorra attivare subito in parallelo una seria riflessione e valutazione di progetti di fusione che portino a realizzare, nell’ambito di quella che è stata chiamata Zona Omogenea dell’Eporediese, prima della tornata amministrativa del 2018, un livello di governo democraticamente espresso, capace di predisporre e gestire progetti di sviluppo del territorio.

Le condizioni di declino della nostra area sono tali che, in presenza della sempre maggior competitività fra i territori, che è conseguenza della globalizzazione e dell’avvio della gestione dell’economia su basi continentali, il comprensorio dell’AMI dovrà procedere alla mobilitazione di tutte le risorse culturali ed economiche disponibili e alla realizzazione di piani di investimento che dovranno guardare a linee di finanziamento internazionali piuttosto che alle risorse della Città Metropolitana che saranno modestissime. E questo non è una prospettiva possibile con l’attuale frazionamento amministrativo.

Ci auguriamo quindi che, come già in altre recenti occasioni, il Consiglio Comunale possa accompagnare l’approvazione dello Statuto dell’Unione con una riaffermazione che l’obiettivo finale da raggiungere sia una fusione di Comuni, naturalmente sulla base di un progetto che, attraverso Municipalità elettive, garantisca la tutela delle identità e i servizi locali per i cittadini.



Chivasso ed Ivrea per il rilancio delle zone periferiche della città metropolitana



Di fronte ad un pubblico piuttosto numeroso si è parlato di rinnovamento della pubblica amministrazione, tema difficile da affrontare e spesso non al centro dell’attenzione delle forze politiche.

La prima domanda è stata posta al sindaco di Ivrea Carlo della Pepa: quali sono i rapporti fra Ivrea e la città metropolitana e come pensa di impostare questi rapporti?
Della Pepa ha affermato che bisogna instaurare un rapporto positivo con la città metropolitana, vedendo gli aspetti positivi, ad esempio nello statuto sono state identificate le cosiddette zone omogenee, anche se la definizione delle stesse lascia qualche dubbio, soprattutto per la cintura di Torino. L’eporediese è stata individuata come area omogenea costituita da 58 comuni e risulta l’area omogenea più dispersa dal punto di vista amministrativo. La zona dell’eporediese è la penultima in quanto a popolazione, ma è anche la zona omogenea con più comuni. E’ chiaro che aver individuato una zona omogenea con queste caratteristiche all’interno della città metropolitana deve spingere tutte le 58 amministrazioni a lavorare fortemente insieme. Non abbiamo più scusanti, anche la legge del Rio prevede che qualora ci siano delle forme strutturate di lavoro comune alcune funzioni dell’ex provincia possono essere messe in capo a queste zone omogenee ed si tratta di una grossa opportunità. Il rapporto con la città metropolitana deve essere un rapporto basato su una relazione paritetica tra centro e periferia.

Al sindaco di Chivasso è stato poi chiesto come vede il problema di fondo: le risorse sono poche e la città metropolitana rischia di assorbirle tutte o di assorbirne la gran parte, ovviamente le aree periferiche sarebbero le prime a soffrirne.
Libero Ciuffreda ha risposto presentando l’ultima diapositiva di una breve presentazione che aveva preparato.
“La soluzione sta nell’eliminare il più rapidamente possibile tutte le fonti di spreco, identificandole con attenzione e creatività: così ad esempio è spreco la complicazione, bisogna semplificare; è spreco la mancanza di collaborazione, non possiamo più permetterci di considerare i nostri campanili come dei confini, l’isolamento è spreco, il ritardo è spreco. E sono tutte questioni che devono essere affrontate con grande pragmatismo. La politica deve fare delle scelte chiare altrimenti i cittadini non ci seguono e non ci capiscono. L’indecisione è uno spreco.
L’immagine che si vede atterrando di notte a Torino illustra più di molti discorsi la struttura della città metropolitana: la grande concentrazione delle luci della città e della prima cintura contrasta con il quasi buio delle nostre aree.
Ciò che noi dobbiamo fare è quindi agire per costruire un eporediese unito ed un chivassese unito,non per motivi astratti ma semplicemente perché ci conviene, ampliando la possibilità di far giungere la nostra voce alla città metropolitana, facendo pesare di più la nostra forza non solo demografica, ma di varietà culturale imprenditoriale e paesaggistica di cui Torino ed il concentrico non dispongono.”
Rivolgendosi poi all’assessore regionale, Paolo Volpato ha chiesto: “sappiamo che sia Fassino che Chiamparino sono favorevoli sia all’unione ma ancor di più alla fusione dei comuni, però dietro questa prospettiva c’è il problema dell’occupazione e della difesa di un patrimonio imprenditoriale dei territori. Lei come vede questo problema?”
Gianna Pentenero ha affermato che il tema della riforma dell’assetto istituzionale del nostro paese è delicato, e ancora più complicato in una regione come la nostra dove i comuni piccoli sono comuni di 70 abitanti; abbiamo poi la grande città di Torino e una fascia intermedia nella quale si collocano i capoluoghi delle province. Si tratta insomma di una situazione molto eterogenea, in molte altre regioni quando si parla di comuni piccoli si parla di comuni di 5000 abitanti ad esempio per la Toscana o di 10- 15.000 abitanti per l’Emilia-Romagna per non parlare del mezzogiorno dove in generale le dimensioni dei comuni sono ben maggiori.
Questa situazione fa parte della nostra storia e della nostra cultura. È quindi evidente che ci troviamo realisticamente ad un passaggio ancora precedente rispetto al tema della fusione o dell’unione dei comuni. Anche la gestione associata dei servizi è più complessa di quanto non sia nelle altre regioni del nostro paese; le dimensioni in questo caso fanno la differenza. La città metropolitana di Torino ha in più la peculiarità, rispetto alle altre realtà italiane, di comprendere ben 315 comuni ed include tutta la ex provincia di Torino rispetto ad esempio alla città metropolitana di Milano che comprende la sola città e la cintura milanese. Anni fa quando si parlava della gestione dei piccoli comuni ci si chiedeva se dovesse esistere una sorta di diritto amministrativo diversificato tra la grande realtà e le piccole realtà perché oggi sostanzialmente il sindaco di un piccolo comune ha le stesse responsabilità del sindaco della città di Torino e del sindaco della città di Ivrea. Ma oggi il sindaco di un piccolo comune non può più sostenere questa responsabilità e si deve arrivare quindi a una trasformazione degli enti territoriali perché non ci sono più risorse e quindi giocoforza si è costretti a lavorare insieme o attraverso norme cogenti oppure, a partire dal basso, si avviano dei processi che debbono partire dalla gestione associata. In una condizione di recessione economica è più difficile progettare il futuro. Senza un’azione sinergica e senza uno sguardo cooperativo non riusciremo a garantire prima di tutto la disponibilità e la qualità dei servizi.
Ha quindi ripreso la parola il sindaco di Chivasso che ha invitato a riflettere sulle recenti elezioni regionali in Francia dove, al di là dell’aspetto politico, vi sono oggi solo 13 macroregioni al posto delle 32 precedenti. Ossia quel paese ha modificato profondamente la sua realtà amministrativa mentre noi in Piemonte ancora ci portiamo dietro l’organizzazione amministrativa imposta dai francesi nel periodo napoleonico.
La questione dei referendum è delicatissima bisogna coinvolgere i cittadini e far emergere l’aspetto positivo ed utilitaristico del cambiamento. Chivasso ha 27.000 abitanti e non è tenuto a fare convenzioni con altri comuni ma, ha affermato, si deve dare un segnale forte e così si va verso la fusione con Castagneto, mantenendo la municipalità per erogare i servizi di natura locale.
E’ stato poi chiesto a Carlo della Pepa se condivide l’entusiasmo del sindaco di Chivasso, e la risposta è stata affermativa, che considera il progetto dell’Ami un grande progetto e che però tiene a mettere in rilievo quelle che oggi sono le vere criticità, in primo luogo il problema del personale delle strutture amministrative. Da un anno e mezzo, dopo la legge del Rio, non è più possibile assumere, in attesa delle liste degli esuberi delle province. Di conseguenza alcune attività o si fanno meno o non si fanno per nulla.
Vi è poi il fatto che la normativa, sia nazionale che regionale non è né chiarissima né stabile. Molti amministratori non fanno nulla sperando o sapendo che prima del 31 dicembre arriverà una qualche proroga.
In queste settimane si sta votando nei consigli comunali di Banchette Cascinette Montalto Fiorano e naturalmente Ivrea lo statuto dell’unione di questi comuni. È una piccola cosa, mancano dei comuni, però deve fare riflettere il fatto che il semplice cambiamento del sindaco ha portato all’esclusione del comune di Pavone e all’ingresso del Comune di Banchette.
A questo si aggiunge poi il fatto che anche i supposti vantaggi economici derivanti dalle unioni ed alle fusioni potrebbero essere meno attraenti, paradossalmente per effetto della stessa legge di stabilità ora in discussione, che potrebbe ridurre i vincoli attuali.

A commento di queste affermazioni, il sindaco Ciuffreda ha ricordato come di fronte a percorsi nuovi quale quello delle fusioni sia ancora molto limitata la competenza e la giurisprudenza disponibile anche a livello regionale, e come d’altra parte per molti sindaci dei paesi più piccoli si possa tranquillamente parlare di personalismo. Ma se per procedere è necessario dare un’altra fascia tricolore, ebbene che la si dia. Naturalmente non si può generalizzare, spesso i sindaci dei comuni più piccoli sono veri e propri eroi del volontariato. Ciò non toglie che si tratta ora di passare all’azione, come ha detto al sindaco di Castagneto: incominciamo a fidanzarci, con la Convenzione, poi andiamo spiegare i cittadini quanto rientra nelle casse del Comune e quali sono i vantaggi.
L’unione poi, a detta del sindaco di Chivasso, è una via di mezzo molto ibrida, in alcuni casi una vera sovrastruttura. Certamente non abbiamo bisogno di nuove sovrastrutture ma di persone che, mettendosi a disposizione del territorio, riescano a garantire una straordinaria ed indispensabile presenza.
L’assessore Pentenero, che forse non s’aspettava tutto questo ottimismo, condivide il fatto che l’Unione possa essere vista come un appesantimento, ma trattandosi di processi culturali la variabile tempo non è certamente una variabile indipendente. D’altra parte molti indicatori sociali ed economici quali ad esempio la disoccupazione giovanile che nella provincia di Torino continua a rimanere su valori vicini al 50%, spingono verso una maggior rapidità.
Naturalmente se viene detto che i contributi statali vengono dati in percentuale maggiore per 10 anni, che vi sono contributi regionali, che vi è l’esenzione dal patto di stabilità, l’allentamento dei vincoli dell’assunzione personale e l’eliminazione della centrale di committenza, ogni amministratore, ogni cittadino dice di sì, ma ciò che realmente serve, è la volontà di governare le trasformazioni. Considerazioni non troppo diverse valgono anche per la scala regionale: possiamo permetterci di avere ancora regioni così piccole o di avere ancora regioni autonome? Molti sono gli elementi che portano a dire di no. Dobbiamo essere consapevoli che quanto abbiamo scritto sul federalismo qualche anno fa non oggi non è più attuale.
In ultimo è stato proposto il tema di che cosa potrebbe unire i comuni di Ivrea e di Chivasso, in primo luogo il problema del trasporto.

A questo proposito il sindaco di Chivasso osserva che oggi c’è un treno che deve raccogliere tutte le opportunità di movimento rapido di cui questo territorio ha bisogno. Bisogna trovare un sistema che consenta di interconnettere veramente questi territori e proprio a Chivasso proprio in quella zona si incrociano gli interessi economici e di movimento del territorio del Canavese, del Chivassese, del Monferrato, dell’Astigiano. Vediamo come si può fare sfruttando i due collegamenti esistenti, quello della ferrovia e quello dei trasporti su gomma. Lì ci sono le autostrade, lì c’è la ferrovia tradizionale e quella ad alta velocità. Con un investimento anche modesto, costruendo la Porta del Canavese e del Monferrato (la stazione di scambio sulla linea dell’alta velocità) si possono connettere i territori dando una opportunità alla nostra economia, raggiungendo in un’ora Milano senza passare per Torino.
Della Pepa ripartendo dal tema della pianificazione, ha affermato che a lui non piace l’approccio in cui si cambiano i nomi per dire che qualche cosa è cambiato.” Di fatto abbiamo trasformato la provincia in città metropolitana e abbiamo detto che abbiamo fatto una grossa riforma istituzionale”. Ma accettando questo dato di fatto, in questa zona omogenea, grazie anche al rapporto che la città di Ivrea ha sempre mantenuto con Torino strategica, si è iniziato a lavorare da alcuni mesi a questa parte per realizzare un documento che sia un piano strategico di questo territorio e ciò avviene con un metodo diverso: facendo lavorare le forze economiche del territorio per identificare le linee di sviluppo e chiaramente i collegamenti sono un tema centrale. Esistono tuttavia dei criteri di priorità, in questo momento per il territorio che sta a Nord di Chivasso, la priorità è arrivare in tempi decenti a Chivasso e questo si realizza con due operazioni uno l’abolizione dei passaggi a livello, e dall’altro il raddoppio selettivo della linea ferroviaria. Dobbiamo avere degli obiettivi chiari e precisi da raggiungere. Si è detto del tutto consapevole che forse in questo periodo potrebbe risultare un approccio minimalista, ma ritiene necessario avere nel breve obiettivi definiti e chiari, non perciò escludendo la nascita della Porta del Canavese
Il dibattito è poi proseguito a lungo con numerosi e ricchi interventi dei quali, in questa sede è impossibile dare conto.



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