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AMIunaCittà NEWSLETTER Maggio 2016


L’ultimo numero della nostra newsletter si chiudeva con la speranza che l'assemblea dei sindaci, convocata per discutere il piano strategico del territorio, approvasse la mozione passata a larga maggioranza nel consiglio comunale. In questa si invitava il Sindaco di Ivrea a proporre alla Commissione Istituzionale, ossia al comitato di coordinamento dei Sindaci della nostra zona omogenea, un emendamento che manifestasse la volontà di operare per soluzioni immediate, finalizzate all'aggregazione del territorio.

Purtroppo così non è stato: si sono imposti come sempre il diffuso conservatorismo e la visione di breve periodo, caratteristica ormai consolidata in molti degli attuali amministratori del nostro territorio.
Non possiamo che rammaricarcene.

Ma non ci scoraggiamo, anzi.
Vi invitiamo quindi a partecipare al prossimo incontro di mercoledì 11 maggio presso il Comune di Cascinette di Ivrea.
Ci sono poi notizie e segnali che vanno nella direzione da noi auspicata.

A seguire, diamo risonanza, per quanto nelle nostre possibilità, all'intervento di Alberto Tognoli, consigliere comunale di Ivrea e leader de La Lista dei Cittadini, comparso su La voce del 26 aprile, che riafferma con grande vigore le ragioni della fusione per realizzare l'AMI.
Per rendere chiari a tutti alcuni passaggi di questo intervento, è necessario premettere che si tratta di una risposta ad un articolo piuttosto discutibile comparso sullo stesso periodico nei giorni precedenti.

Puntiamo poi l’attenzione sull’evoluzione legata alla modalità di accesso ai finanziamenti internazionali per le città metropolitane. Illustriamo, infatti, brevemente i PON e come aggiungano ulteriori e forti motivi alla necessità, soprattutto per il nostro territorio, di procedere rapidamente alla costruzione di una unica struttura amministrativa, guardando al futuro e non solo agli orticelli locali.

Vi proponiamo quindi il resoconto del consiglio comunale congiunto Chivasso Castagneto Po tenutosi il 29.4. Ad esso hanno partecipato, su invito dei due sindaci, Aldo Gandolfi del nostro comitato e Carlo Fontana dell'Associazione "Identità comune".

Riproponiamo in ultimo, nella pagine a seguire due articoli comparsi su La Stampa, il 16 e il 17 aprile, che offrono, complessivamente, un panorama, equilibrato, delle diverse posizioni oggi presenti sul territorio sul tema delle fusioni.
Buona lettura

















Fusioni di Comuni
A sproposito di democrazia



(La Voce 26 aprile)

Per tutta la vicenda della possibilità di Fusione di Comuni e Città occorre anzitutto mettere in risalto l’aspetto confortante che, se non altro, si sta riuscendo a diffondere a tutti i livelli un argomento di discussione di spessore ben superiore a quelli che ci prospetta normalmente lo spento panorama politico italiano. Sono orgoglioso di essere stato tra i primi ad inserire questa opportunità nel programma elettorale della LISTA DEI CITTADINI sino dal 2008.
Oggi la discussione è giunta in Parlamento, nelle Città Metropolitane, ma anche tra i Cittadini comuni che dimostrano molto interesse per i risvolti socio-economici positivi che l’attuazione della fusione potrebbe indurre. Il dibattito è anche riportato sui giornali, sui social.
Vengono alla luce timori e pregiudizi, antichi quanto anacronistici campanilismi. In qualche caso si verifica il tentativo di distorcerne i veri contenuti per fare apparire perfino possibili aspetti antidemocratici facendo riferimento a drammatici scenari in cui, qualcuno non ben precisato, vorrebbe abbattere a cannonate i campanili, cancellare la storia dei nostri piccoli Comuni, per fare posto ad una entità che possa ricordare il film del cinema espressionista di Fritz Lang“ Metropolis” ambientato in una futuro dispotico nell’anno 2026 e per fortuna ancora lontano dal concretizzarsi. Se c’è in giro qualcosa di antidemocratico non arriva certo dalla proposta di Fusione di Città e Comuni....




PON Programma operativo nazionale per le Città

metropolitane: un nuovo percorso di finanziamento



La Commissione Europea ha approvato nel 2014 un Piano Operativo quinquennale per Le Città Metropolitane dotato di ingenti finanziamenti e lo ha reso operativo nel 2015 prescrivendo Agenzie Nazionali di gestione. Per l'Italia il compito della gestione è stato affidato alla Agenzia per la Coesione Territoriale costituita dal Governo.

L'Agenzia per la coesione territoriale, sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del Presidente del Consiglio dei Ministri e al controllo della Corte dei Conti, ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotata di autonomia organizzativa, contabile e di bilancio. Il suo compito è rafforzare l'azione di programmazione e coordinamento degli investimenti finanziati dai Fondi strutturali e di investimento europei e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ciò avviene attraverso il programma operativo nazionale, che, al momento, è articolato in due distinti progetti:

1. PON Governance per l'ammodernamento delle capacità gestionali delle autorità amministrative
2. PON Città Metropolitane per lo sviluppo urbano delle stesse
Qquello per noi di maggior interesse è ovviamente il secondo.
Il Programma operativo nazionale plurifondo Città metropolitane 2014-2020 o “PON METRO” si inserisce nel quadro dell’Agenda urbana nazionale e delle strategie di sviluppo urbano sostenibile, in linea con gli obiettivi e le strategie della costituenda Agenda urbana europea che identifica le aree urbane come territori chiave per cogliere le sfide di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile proprie della Strategia Europa 2020.





IL CONSIGLIO COMUNALE CONGIUNTO
CHIVASSO CASTAGNETO PO


Con all'ordine del giorno la Presentazione dello studio di fattibilità circa la Fusione per incorporazione del Comune di Castagneto Po con il Comune di Chivasso, si è tenuto un consiglio comunale congiunto dei comuni interessati.
Lo studio fi fattibilità è stato elaborato e presentato dal Dr. Luca Beccaria.
Prima dell’inizio della presentazione, il Consigliere di minoranza Sig. Stefano Maule del Comune di Castagneto Po ha chiesto la parola per consegnare un documento pregiudiziale sul tema all’ordine del giorno.
Il Sindaco di Chivasso - Dr. Libero Ciuffreda - ha invitato il consigliere Stefano Maule ad ascoltare prima la presentazione e poi procedere a dare lettura del suo intervento; invito accettato.




Via 58 comuni, ne basta uno solo
(La Stampa 16 aprile)


Cari Comuni, per poter contare ancora qualcosa, incidere sulle decisioni che vengono prese a più alti livelli, la strada da seguire è una sola: sparire. Detta così non suona bene: e una propo­sta simile per diversi sindaci risulta irricevibile, senza se e senza ma. Eppure l’idea non è poi paradossale come appare. Da tempo ci sta lavorando il comitato AmiUnaCittà, che punta a creare un unico grande Comune, frutto della fusione dei 58 «campanili» del territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea - di fatto la «zona omogenea Eporediese» della Città metropolitana -: una «Città diffusa», come s’intitolava il titolo del dibattito svoltosi ieri sera, alla Società Canottieri di Ivrea.

Maggiore peso politico
«Si deve iniziare a parlarne seriamente - spiega il coordinatore Emilio Torri -, siamo in grave ritardo. Nelle Marche ci sono 236 Comuni e si discute di ridurli a 23. In Piemonte i Comuni sono 1200... Quello da noi immaginato è un unico ente, con capacità progettuale e peso politico all’interno di Città metropolitana. Restare in questa palude, lamentarsi di non aver risorse, di essere snobbati da Torino, ma non fare nulla per cambiare è una scelta perdente».
Municipi elettivi
L’area eporediese è quella a maggiore invecchiamento del Piemonte, i giovani, quando non vanno all’estero, subiscono fortemente l’attrazione del contesto metropolitano torinese. Aldo Gandolfi, anch’egli tra i fondatori del comitato, chiede di entrare nel merito delle questioni «senza barricarsi dietro a pregiudizi. E’ un pregiudizio dire che la fusione dei Comuni porti alla perdita delle identità locali. Può essere vero il contrario. All’interno di un grande Comune, sulla base dello statuto che si andrà a definire, si potranno istituire Municipi elettivi, che avranno autonomia, anche finanziaria, nella gestione dei servizi di base». Non sono sufficienti le Unioni dei Comuni, con la gestione congiunta dei servizi fondamentali? «No - assicura Gandolfi -: può essere di qualche utilità sul piano dell’efficienza, ma non su quello della capacità progettuale e del peso politico. E’ necessario un ente legittimato da rappresentanti eletti dai cittadini, non nominati».
Percorso lungo
Naturalmente il comitato ha ben chiaro che si tratta di un percorso lungo, faticoso, che non può essere imposto. «Ma entro qualche anno - conferma Torri - ci si dovrà arrivare. Per capire che la strada è quella, basta pensare che ormai l’Europa, per l’erogazione di fondi, guarda a realtà con almeno 50 mila abitanti». Qualcosa, comunque, si muove. Il recente incontro di Borgofranco ha visto la presenza interessata di diversi amministratori pubblici; s’inizia a sentir parlare di fusione dei Comuni della Valchiusella. «Sono segnali che ci rendono fiduciosi - conclude il coordinatore - che il confronto sarà sempre più intenso, e si potrà infine avviare un percorso progettuale condiviso».





Città diffusa? I sindaci: Avanti piano
(La Stampa 17 aprile)


Il progetto di AmIiUnaCittà sulla fusione dei 58 Comuni dell’Eporediese unisce e divide, com’era prevedibile.
Il sindaco di Ivrea, Carlo DellaPepa, non chiude le porte al progetto Ami; «Si tratta di un’idea interessante e stimolante che spinge i sindaci a riflettere rispetto ad un territorio fortemente parcellizzato». Non mancano, però, le difficoltà: «La fusione sarà complicata da attuare perché si dovranno superare le difficoltà pregiudiziali di 58 Comuni. Oltre-tutto la normativa nazionale sul tema delle fusioni non ci aiuta».

Luigi Ricca, sindaco di Bollengo e già presidente della Provincia, respinge la tesi che un unico Comune possa favorire risparmi: «Una teoria che non regge. La forza dei piccoli Comuni è quella di rappresentare un presidio vero sul territorio, praticamente senza costi».

Sonia Cambursano, sindaco di Strambino, immagina la città diffusa come l’esempio da seguire per il futuro: «Sarà un progetto che richiederà, a mio avviso, tempi di realizzazione lunghissimi. Fondere oggi 58 Comuni è utopistico: il Canavese è così frastagliato e frammentato da farne un esempio quasi unico in Italia, tanto che diventa difficile arrivare anche alle sole unioni di Comuni. L’Ami, però, rappresenta il futuro».

Piace l’idea della fusione a Franca Sapone, sindaco di Banchette, Comune che sta portando avanti, con Ivrea (capofila), Montalto, Cascinette e Fiorano, l’unione dei Comuni dell’Eporediese: «La fusione, però, sarà un processo più graduale e complesso. Il progetto Ami lo ritengo positivo anche in un’ottica di richiesta di maggiori finanziamenti che dovranno arrivare dagli enti superiori».

E’ scettica Elena Caffaro, sindaco di Lessolo. «Il progetto Ami? Facciamo difficoltà ad organizzarci in una unione di Comuni figuriamoci se dovessimo affrontare una fusione che coinvolge 58 amministrazioni». Quanto ai risparmi che il progetto Ami comporterebbe, Caffaro ha qualche dubbio.

L'Alto Canavese
Di fusione fra Comuni si sta parlando anche in Alto Canavese, anche se il progetto Ami non prende in considerazione questa fetta di territorio. «La strada della fusione, nei prossimi anni, potrebbe essere una scelta obbligata. Dobbiamo essere pronti». Così il sindaco di Rivarolo, Alberto Rostagno, che la fusione l’aveva proposta già qualche mese fa ai sindaci del Canavese occidentale. «Nell’Eporediese sono avanti perché quella è una zona molto diversa - dice il sindaco - la nostra è stata assimilata ad un’area omogenea ma, in realtà, di omogeneo ha poco o nulla». Rivarolo punta comunque al ruolo di capofila. «Il nostro intento è quello di lavorare per arrivare a una proposta comune. Non ci deve essere nessuna imposizione. Certo che, prima di fare dei passi avanti, occorre studiare con precisione i pro e i contro di una scelta di questo tipo. I vantaggi devono essere ben chiari a tutti».

Molto scettico, invece, il sindaco di Pont Canavese, Paolo Coppo: «Imporre delle fusioni sarebbe assurdo, specie in territori complessi. Anche aprendo la discussione sarebbe opportuno distinguere tra i territori di pianura e quelli di montagna». Sarebbe impossibile, secondo il primo cittadino di Pont, governare con un’unica struttura paesi molti distanti tra loro. «Non comprendo quali sarebbero i benefici e i risparmi.